The Battle for the Sands: Ambulance at Bir Hacheim pubblicato nel novembre 1942 sull'Atlantic Monthly dall'ambulanziere Arthur Stratton racconta il tragico epilogo di quella sanguinosa battaglia dove due ambulanzieri persero la vita e altri furono gravemente feriti.
Bir Hakeim (Il pozzo di Hakim) è una collinetta alta 168 metri, in mezzo al nulla. Situata all'incrocio delle vie carovaniere, l'area era già stata utilizzata dai Romani, che vi avevano sepolto grandi cisterne per la conservazione dell'acqua potabile. Molti secoli dopo, venne fortificata dai Turchi per pattugliare il deserto contro i predoni. Nel 1942 Bir Hakeim indica un'area di 8 miglia quadrate, circondata di fittissimi campi minati lungo tutto il perimetro, che fra le rovine del fortino turco ospita cannoni e artiglieria anticarro, tende e alloggiamenti per 3.000 soldati francesi, più un manipolo di artiglieri inglesi (British Gunners).
AFS collaborava con le Forze Libere Francesi dal luglio del 1941. L'unità era inizialmente formata da A.R. Stuyvesant, C. N. Jefferys, e LeClair Smith dotati di 18 ambulanze, guidate da soldati della Legione Straniera; alla fine di marzo 1942, l'unità AFS viene rinforzata e conta 12 volontari americani. Per mesi e mesi, il lavoro degli ambulanzieri è stato molto monotono: dato che gli scontri erano sporadici, si trattava di evacuare soprattutto i malati, portandoli negli ospedali sulla costa.
Tutto cambia improvvisamente all'inizio di aprile. I volontari LeRoy Hindes Krusi e Stanley Kulak vengono mitragliati da due aeroplani tedeschi. L'ambulanza è in fiamme. Krusi, ferito allo stomaco e al polmone, viene steso su una barella dal compagno, che torna indietro a piedi per chiedere aiuto. Solo l'intervento del capitano Stuyvesant, che era di pattuglia, evita il peggio. Krusi viene operato d'urgenza e rimpatriato per una lunga convalescenza; Kulak decide di rimanere.
I bombardamenti si fanno più frequenti, ma nessuno può immaginare l'attacco in forze scatenato il mattino del 27 maggio. Il IX battaglione italiano della divisione Ariete tenta di sfondare le linee e attaccare l'avamposto: ma viene frenato dalle mine e dai reparti anticarro. In un'ora, come testimonia l'ambulanziere Semple, furono distrutti 40 carri armati su 70. L'attacco è respinto: ma una rapida esplorazione dei dintorni conferma che Bir Hakeim ora è tagliata fuori da ogni contatto con gli Alleati e non è possibile né raggiungerla né evacuarla.
Quattro giorni dopo i Francesi tentano una sortita con 1500 uomini per spezzare il blocco. Alla colonna sono assegnati Kulak e Semple, che vincono il sorteggio. L'iniziativa si rivela un disastro. Kulak rientra dopo mezza giornata carico di feriti; escono altre ambulanze, ma non si accorgono di finire dietro le linee corazzate nemiche. Styvesant, con una gomma a terra, viene catturato dai Tedeschi.
Durante il giorno, i bombardamenti su Bir Hakeim sono spaventosi; scesa l'oscurità, i soldati scavano nella sabbia, per seppellire i camion, le munizioni e i viveri. Il primo giorno vengono uccisi i cuochi, distrutte le cucine e i serbatoi d'acqua. L'ambulanziere Lorenzo Semple testimonia quei terribili momenti: «Anche se eravamo stati incredibilmente fortunati a non essere stati colpiti direttamente dalle bombe, le nostre macchine non hanno avuto altrettanta fortuna. L'ambulanza di Kulak se ne è andata nel modo più spettacolare quando è stata centrata in pieno da un proiettile da 105 millimetri. Non ne resta quasi nulla, tranne le quattro ruote e un pezzo del telaio; l'area tutto intorno, a una distanza di 50 iarde è coperta di pezzi di legno, tela e acciaio».
Il 10 giugno la situazione è disperata. Niente acqua né cibo, nessun supporto aereo, munizioni quasi esaurite e nessuna speranza di rifornimenti. Alle 17 viene deciso di evacuare la fortezza e tutti fingono di comportarsi come al solito. Alle 23, le ambulanze AFS superstiti si muovono lentamente al lato sud est del campo dove i genieri hanno aperto un varco fra le mine. La colonna, guidata dal generale Konig, tenta la fuga verso la libertà. Un rallentamento nelle prime file si rivela fatale: i tedeschi se ne accorgono e cominciano a mitragliare la colonna. George Tichenor è davanti, dietro lo seguono Semple, Kulak e McElwain in una vettura, e infine Arthur Stratton.
Mentre l'ambulanza di Semple resta bloccata nel filo spinato, quella di Stratton viene ripetutamente colpita. La sua testimonianza è affidata a un memoriale, intitolato The Battle for the Sands: Ambulance at Bir Hacheim pubblicato nel novembre 1942 sull'Atlantic Monthly.
«"Je suis blessé!" ho esclamato, con voce molto sorpresa. "Sono ferito!", ho ripetuto in inglese soltanto a beneficio di me stesso. "Anche io sono ferita" ha esclamato l'infermiera accanto a me. Ci siamo buttati giù dalla macchina, dalle due parti. Mi sono accorto di non riuscire a camminare e sono caduto. È stata una scoperta terrificante. Il mio braccio sinistro e la mia mano sanguinavano. Mi sono seduto per terra e ho gridato. "Svuotate l'ambulanza", ho gridato. "Spostate le ambulanze". Piuttosto, ho esclamato "Dégagez les voitures!" Non sono sicuro che quella fosse la frase giusta, ma ho cercato di dirlo.
Il fuoco stava avvolgendo l'ambulanza. I feriti strisciavano fuori e cercavano di allontanarsi dalle fiamme... Penso che i feriti che trasportavo siano stati uccisi tutti dallo stesso Breda che ha fatto fuori i miei freni e i miei pneumatici e ha colpito la prima macchina. Spero sia stato così, perché non ho potuto fare nulla per loro. Non ti rendi conto del tempo che passa quando le cose accadono in modo così rapido e terribile. Non posso dire per quanto tempo sono rimasto per terra a gridare. In quel mentre, il serbatoio e le riserve di carburante stavano bruciando. Mi sono alzato e ho corso per pochi metri: poi sono svenuto accanto a un arbusto spinoso.
Ho contato 35 buchi nel mio corpo, senza contare le punture di spillo... Pezzi e frammenti mi sono entrati nelle scarpe e dentro le dita dei piedi; ne avevo anche in tutte e due le gambe, le mani, i polsi e gli avambracci. Però le articolazioni e le ossa erano intatte... Più tardi qualcuno è uscito dall'oscurità, mi ha sollevato e mi ha portato dentro un camion... Sono atterrato su un gruppo di uomini feriti, che gridarono per il dolore. Mi sono trascinato su un mucchio di coperte, ma le coperte erano troppo dure. Ho urtato una scatola degli attrezzi, che era fredda e viscida. Tichenor giaceva sotto quelle coperte, ma io non potevo rendermene conto. Era già morto.
Tichenor è morto sul colpo. La sua ambulanza ha preso fuoco; mentre si stava occupando dei feriti è stato colpito alla testa ed è caduto in mezzo a loro. Il suo corpo, disteso sopra di loro, li ha salvati. Me l'ha detto un uomo, cieco... si trovava nell'ambulanza di Tich».
La sorte non fu più benevola con McElwain e Kulak. La loro ambulanza viene mitragliata. Sono feriti entrambi: Kulak è grave, ma anche il compagno, colpito alle gambe, riesce appena a muoversi. Uscito dall'ambulanza, McElwain sviene. Entrambi sono catturati dai tedeschi: non ricevono l'assistenza medica promessa e Kulak muore la mattina dopo per le ferite riportate.
L'evacuazione ha però avuto successo. Più tardi quella mattina, poco dopo l'alba, gli Inglesi seppelliscono Tichenor 8 miglia a sud ovest di Bir Hakeim, vicino al punto di incontro con i superstiti, rendendogli gli onori militari.