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Cultura

Quasi tutti studenti di prestigiose università americane, i primi volontari dell'AFS del 1915 appaiono naturalmente disponibili all'incontro con gente di lingua e cultura diversa. La loro ammirazione per la Francia, caratteristica degli anni della Grande Guerra, si trasforma gradualmente in un sentimento di apertura verso nuove realtà.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l'aggregazione di reparti dell'AFS all'esercito inglese porta i volontari a contatto con popoli e culture decisamente più esotiche di quella francese: se da una parte le fotografie di Jock Cobb testimoniano l'incontro con il mondo arabo, sono gli ambulanzieri stessi a raccontarci il fascino della cultura indiana, che spinge alcuni attempati volontari a sperimentare il bagno rituale nel Gange ed altri a fare dell'India la loro nuova patria, per il resto della vita.

Laddove la guerra ha portato distruzione, come in Italia, gli ambulanzieri si adoperano per la preservazione del patrimonio culturale: emblematiche sono le figure dell'architetto John Harkness, autore di un avveniristico piano di ricostruzione di Isernia; e del pittore John Congdon, che a Faenza contribuì di tasca propria alla rinascita del Museo della Ceramica, distrutto dalle bombe.

Cultura per queste persone non significa esportare il proprio stile di vita, ma significa prima di tutto comprendersi reciprocamente: forte di questa convinzione nasce nel 1955 Intercultura, espressione italiana dell'AFS, che promuove la scoperta delle diversità culturali nel segno di un arricchimento comune.