Lost Generation
Lost Generation

«Generazione perduta». L'espressione, coniata dalla scrittrice americana Gertrude Stein e resa popolare da Ernest Hemingway in The Sun Also Rises del 1926, designa quella generazione di giovani, nati poco prima dell'inizio del Novecento, che entrarono nella maggiore età durante la Prima Guerra Mondiale e vissero per il resto della vita segnati da quella esperienza.

In ambito letterario, Lost Generation indica invece un movimento di scrittori americani attivi già negli anni Venti e Trenta che forgiarono la loro sensibilità artistica nella fucina della Grande Guerra. I nomi di John Dos Passos ed Ernest Hemingway sono universalmente noti; ma il movimento è assai più vasto e comprende al suo interno un buon numero di intellettuali, artisti e poeti che ottennero una fama più o meno cospicua presso i contemporanei e i posteri.

Non pochi fra loro prestarono servizio come volontari nell'American Field Service.

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Malcolm Cowley (1898-1989): alla ricerca di una risposta

Exile's Return, romanzo di Malcolm Cowley, rappresenta un racconto lucido e appassionato dell'esperienza umana, ideale e morale della Lost Generation.

Lost Generation Futuro poeta, romanziere e critico letterario, Malcolm Cowley si unisce all'American Field Service nel 1917 e presta servizio nella Réserve Mallet, T.M.U. 526. Per mettere alla prova le sue capacità di scrittura compone cronache di guerra per un settimanale americano, The Pittsburgh Gazette.

Terminata la guerra, figura fra i primi borsisti dell'American Field Service (1921-1923): si laurea all'università di Montpellier e pubblica uno studio sul poeta tragico Racine.

Nella sua vasta produzione, risulta centrale il romanzo intitolato Exile's Return (Il ritorno di un esule), del 1934, che è considerato il manifesto della Lost Generation. L'esperienza di tanti giovani americani partiti volontari nei numerosi corpi di ambulanza è raccontata da Cowley in una prospettiva elegiaca che ha contribuito a creare un mito, combattendo la diffidenza di tanti contemporanei che non vedevano proprio nulla di straordinario nelle vicende di un gruppo di uomini che, nell'immediato dopoguerra, scelsero di vivere a Parigi anziché altrove.

Ciò che rende Exile's Return interessante a distanza di tanti anni è il tentativo di trovare una risposta alle domande più profonde non solo dello scrittore, ma alle inquietudini di una intera generazione:

Lost Generation «Durante l'inverno del 1916-17 i nostri professori smisero di parlarci della Repubblica delle lettere, e cominciarono a predicare il patriottismo. Noi stessi eravamo pronti a cambiare le nostre divise di studenti per le uniformi militari, ma nessuno di questi cambiamenti è stato poi così radicale come sembrava. Gli ideali patriottici che ci venivano inculcati non erano, come per i cittadini francesi, una questione di difendere la patria da un invasore. Il nostro è stato un patriottismo astratto, che riguardava la democrazia mondiale e il diritto di autodeterminazione delle piccole nazioni: ma che, a quanto pare, non aveva nulla a che fare con la nostra vita quotidiana a casa, né con le scuole migliori, l'abbassamento delle tasse, né con un salario più alto per la manodopera in fabbrica [...]. E le uniformi che abbiamo indossato non erano, in molti casi, quelle del nostro paese.

Quando iniziò la guerra i giovani scrittori che si trovavano al college sono stati attratti dall'idea di arruolarsi in uno dei corpi di ambulanza collegati a un esercito all'estero: all'American Field Service o al Norton-Harjes, prestando servizio sotto i Francesi e ricevendo la paga dall'esercito francese, o presso le sezioni di ambulanzieri della Croce Rossa sul fronte italiano. Quelle erano le organizzazioni che avevano promesso di portarci all'estero con la massima rapidità. Eravamo ansiosi di entrare in azione - per dirla come un personaggio in un romanzo di Dos Passos, "prima che tutta la faccenda finisse a gambe all'aria".

A Parigi siamo venuti a sapere che la richiesta di ambulanzieri era temporaneamente diminuita. Siamo stati sollecitati ad aderire al trasporto militare francese - e in molti abbiamo accettato. Il nostro lavoro non sarebbe stato molto diverso: anche guidando dei camion di munizioni non avremmo perso lo status di volontari-gentiluomini. Abbiamo brindato al nostro nuovo incarico nel bistrot dietro l'angolo.

Due settimane dopo, diretti al campo di addestramento dietro le linee, abbiamo oltrepassato in un campo verdeggiante la tomba di un aviatore mort pour la patrie, la sua croce di legno avvolta con i primi gigli della valle. A pochi chilometri di distanza, a nord, tuonavano le armi. Qui c'era la morte tra i fiori, il pericolo nella primavera, il vino dolce del sentimento non era speziato dal paradosso e neppure era insipido: la morte era reale e il pericolo si toccava con mano».

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Harry Crosby (1898-1929): all'insegna del sole nero

Le contraddizioni, gli eccessi, la sensibilità per la poesia e il tragico epilogo della sua vicenda terrena fanno di Harry Crosby il simbolo della Lost Generation

Se la Lost Generation avesse bisogno di un simbolo, capace di incarnare in sé da una parte la forza delle sue aspirazioni e la purezza degli ideali, dall'altra i veleni inoculati dalla guerra e l'incapacità di vivere una vita normale dopo esperienze così tremende, il suo simbolo sarebbe Harry Crosby, e la sua allucinante parabola da rampollo della upper-class bostoniana a eroe di guerra fino al suicidio, a soli trentun'anni.

Dandy raffinatissimo e dotato di notevoli qualità letterarie, nipote del banchiere J. Pierpont Morgan, Harry Crosby si arruola volontario nell'American Field Service alla fine del 1916 (sarà assegnato alla S.S.U. 71): «per sfuggire agli orrori di Boston e, in particolare, delle vergini Bostoniane», nota nel suo Diario. La sua destinazione è la regione di Verdun - «l'inferno di Verdun», come ebbe a definirlo il Generale Joffre. Così lo descrive:

«Uno sguardo alla regione di Verdun.
Il tempo era gelido. La prima settimana di dicembre ha portato tempeste di neve e venti freddi e amari. Lo scenario era lugubre. Tronchi d'albero neri, carbonizzati, dove una volta c'erano le foreste; le buche causate dalle esplosioni piene di acqua stagnante, dai riflessi verdastri; il camuffamento militare stracciato, strappato via, ridotto a brandelli di nastro agitati dal vento; e poi i cavalli morti, i mezzi distrutti, i carri rovesciati lungo la via - tutto ha contribuito a rendere le colline e le strade desolate e deserte. Di notte, il cielo intero era una massa pulsante color cremisi».

Il 22 novembre del 1917, l'inferno reclama le sue vittime. La postazione degli ambulanzieri viene ripetutamente colpita dall'artiglieria tedesca e Way Spaulding è gravemente ferito. Crosby, suo migliore amico, chiede e ottiene di poterlo trasportare. Durante il percorso, l'ambulanza è centrata da un proiettile di artiglieria. Crosby è stordito, ma illeso. Le grida strazianti di Way lo risvegliano da una sorta di torpore: ma l'ambulanza non riparte e necessita di riparazioni.

Crosby non perde il controllo. Ripara alla meglio l'ambulanza con la dotazione di servizio e riparte. Fra i bagliori delle esplosioni e le colonne di fumo degli shrapnel tedeschi che cadevano davanti a lui riesce miracolosamente ad arrivare all'Ospedale Americano della Croce Rossa, dove Spaulding viene salvato. Quella notte, scrive Harry Crosby nel suo Diario, sì compì la violenta metamorfosi di un ragazzo in uomo.

«Le colline di Verdun, il tramonto del sole rosso dietro le colline, gli scheletri carbonizzati degli alberi, il fiume Mosa, gli shrapnel neri che precipitano formando colonne di fumo nero lungo la strada per Bras, il fragore del fuoco di sbarramento, il ferito, la corsa attraverso il rosso delle esplosioni, e la metamorfosi violenta da ragazzo in uomo».

Coraggioso, risoluto, capace. Il suo stato di servizio è impeccabile: Crosby è un eroe. E' fra i più giovani ambulanzieri a ricevere la Croix de Guerre, per i meriti acquisiti in particolare durante la battaglia di Orme.

Lost Generation Le esperienze provate lasciano però un segno indelebile nella sua fragile sensibilità. Scrive nel suo Diario: «La maggior parte delle persone muore per colpa di un senso comune strisciante e scopre, quando è troppo tardi, che l'unica cosa cui nessuno rinuncia sono i propri errori». Da quel 22 novembre 1917, promise a se stesso che avrebbe vissuto la vita alle sue condizioni.

L'immediato dopoguerra è per Harry Crosby una storia di scandali e di eccessi. Sedotta Polly Jacob, ventottenne moglie di Richard Peabody, madre di due figli e più anziana di lui, la convince a seguirlo a Parigi: le darà il nome di Caresse e sarà la sua compagna, la sua Musa ispiratrice. I due conducono una vita all'insegna della promiscuità, del lusso sfrenato e ogni genere di eccessi.

Notevole è la fondazione da parte della coppia di una casa editrice, la Black Sun Press in Rue Cardinal a Parigi. I libri, frutto di una cura artigianale sapiente, ospitano scrittori fino ad allora poco noti o affatto sconosciuti, quali D. H. Lawrence, James Joyce (amici dei Crosby); Ezra Pound, Archibald MacLeish, Ernest Hemingway, Eugene Jolas e Oscar Wilde. Per molti di loro Harry Crosby fu il primo editore.

Vittima di una sorta di esaltazione - dopo la guerra aveva abbracciato l'occultismo ed era convinto di poter dominare la morte - Harry Crosby trascina nel suo delirio la ventenne Josephine Noyes Rotch, una delle sue occasionali amanti. Durante un macabro rito - Death is our marriage lascerà scritto in un appunto - uccide la giovane e si suicida a sua volta, con un colpo di pistola alla tempia. E' il 10 dicembre 1929.

Quest'uomo folle e tormentato ebbe rarissimi momenti di serenità. Il suo Diario dimostra, paradossalmente, che li trovò più spesso durante la Guerra che in tempo di pace.

«E' stata una splendida giornata di sole nelle Argonne, uno di quei giorni di primavera che ti fanno venir voglia di crogiolarti al sole. Abbiamo trascorso il pomeriggio a sonnecchiare e sognare ad occhi aperti sul prato caldo, oppure a fissare gli aviatori tedeschi, che per la maggior parte del pomeriggio hanno sorvolato il villaggio di Clermont. Sembravano minuscoli granelli bianchi contro il cielo blu chiaro. Volteggiando in alto in scintillante sicurezza, oltre alla portata della contraerea, filavano via con cautela lungo la loro rotta. Verso il crepuscolo - quasi fossero stanchi del noioso compito svolto durante il giorno - si sono rivolti di nuovo verso le proprie linee, scivolando giù dal cielo, fuori dalla nostra vista, nella foschia del crepuscolo, cedendo il posto a una stella pallida o a due astri scintillanti».

Forse, è giusto ricordarlo così.

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Julien Green (1900-1998): l'orrore della guerra

Fra gli esponenti della Lost generation, Julien Green è senz'altro uno dei più famosi e fortunati. La sua opera letteraria, che si estende dal 1926 al 1995, gli valse riconoscimenti prestigiosi negli Stati Uniti e in Francia, fino alla sua inclusione nell'Académie française.

Nei suoi scritti l'esperienza della guerra risulta complessivamente marginale, rispetto al tema principale della sua poetica, che consiste in un tentativo di conciliare la sua omosessualità e una tormentata fede cristiana.

L'esperienza maturata durante il suo servizio come ambulanziere dell'American Field Service - viene assegnato alla S.S.U. 33 - è affidata agli scritti autobiografici, primo fra tutti Partir avant le jour.

Lost Generation «Il giorno successivo al mio esame di maturità mio padre mi condusse in rue Raynouard fino ad un'affascinate dimora in stile Direttorio che oggi non esiste più e i cui giardini scendevano dolcemente verso la Senna. Grandi alberi si stendevano su lunghi sentieri sinuosi che, come braccia, stringevano ampi prati, dove sarebbe stato delizioso sedersi alla fine di una bella giornata. Tutto parlava di tempi più felici del nostro. Io mi sentivo sensibile alla malinconia di quel luogo di cui nella Parigi attuale si cercherebbero vanamente le tracce. Nella parte bassa dei giardini, schierate in ordine davanti al cancello che si apriva sul Quai de Passy, ho visto una ventina di ambulanze color grigio ferro e ornate da una croce rossa. L'ultima era la mia».

Negli scritti di Green relativi al suo servizio di ambulanziere, l'esperienza personale si trasfigura in alcuni episodi, il cui valore umano e letterario si impone come universale. Fra tutti, il più significativo narra il momento in cui Green vede a poca distanza da sé un fante francese morto. È l'incontro di un ragazzo con la Morte: che da idea letteraria diventa realtà davanti ai suoi occhi increduli.

«Qualcuno era là. Davanti a me, pressoché ai miei piedi, un soldato disteso su una barella. Mi sono fermato subito. Sulla testa e sul suo petto qualcuno aveva disteso il suo cappotto, che lasciava intravedere due mani bianche e giovani, disposte tranquillamente lungo i fianchi. Allo stesso modo, le gambe e i piedi erano uniti e diritti. Sono andato a posteggiare la mia ambulanza in fondo al granaio e sono tornato vicino a quel soldato.

Ciò che è avvenuto in me in quei minuti non riuscirò mai a esprimerlo. Tristezza mista a rabbia, ma anche amore: ho provato tutto questo in un colpo. Le sue mani erano le mani di un ragazzino con dita delicate che a stento avrebbero impugnato un fucile. E sotto quel cappotto, blu come il cielo all'orizzonte, cosa c'era? Non volevo saperlo. Guardavo solo quel corpo un po' gracile, tranquillo, circondato da un silenzio straordinario e da una solitudine che la mia presenza non poteva turbare.

Il cuore mi si è stretto, orribilmente; e non mi vergogno a dire che delle lacrime bagnarono le mie guance, lacrime di compassione, senza dubbio, ma che sembravano lacrime d'amore. In quel momento, l'odio per la guerra è entrato nel mio cuore, per sempre. Ho fatto voto di non uccidere mai, neppure per difendermi, e ho preso Dio a testimone della mia promessa».

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Waldo Peirce (1884-1970): un pittore per l'AFS

Per la consnanza spirituale, la lunga durata del suo servizio e le sue qualità artistiche, Waldo Peirce diventa l'artista ufficiale dell'American Field Service.

Lost Generation Nella prospettiva di una storia dell'AFS, fra gli esponenti della Lost generation che operarono come volontari ambulanzieri, Waldo Peirce è sicuramente fra i più importanti. Il servizio, per lui, non è una questione di pochi mesi: ma si protrae per oltre un anno, fra il 1915 e il 1916, nella S.S.U. 3. Inoltre, durante la sua militanza, ha realizzato numerose opere a carattere realistico o celebrativo, custodite in gran parte al museo di Blérancourt: un riconoscimento dovuto a un uomo e a un artista che ha realmente condiviso i valori dell'American Field Service. Lost Generation

La sua sensibilità umana e artistica matura nel momento forse più triste di tutta la storia dell'American Field Service durante la Prima Guerra Mondiale. La vigilia di Natale del 1915 un colpo di artiglieria tedesca sull'Hartmannsweilerkopf colpì in pieno l'ambulanza di Richard Nelville Hall, che morì sul colpo.

Lost Generation Waldo Peirce, che era suo amico e compagno di sezione, ne rimase profondamente turbato. A lui i compagni affidarono il compito di celebrarne il ricordo sia con le parole sia con alcuni disegni.

«A mezzanotte della vigilia di Natale del 1915, ha lasciato la valle per prendere il suo carico di feriti per l'ultima volta. Era solo, e l'attendevano due ore di guida solitaria su per la montagna. Forse stava pensando ad altre vigilie di Natale, forse alla sua casa lontana, e a quanti stavano pensando a lui in quel momento [...] Il primo americano a passare di lì, lo ha trovato sul ciglio della strada a metà della montagna. Il suo viso era calmo e le sue mani ancora salde a impugnare il volante. Uno shrapnel aveva colpito la sua auto e lo ha ucciso all'istante, senza farlo soffrire. Un colpo casuale, una possibilità su mille, lo aveva colpito al suo posto, nel mattino della sua giovinezza.

Lost Generation Noi che ti abbiamo conosciuto, Dick Hall, che abbiamo lavorato e giocato con te, mangiato e dormito insieme a te; noi che abbiamo avuto la gioia della tua compagnia, del tuo carattere modesto e delle tue maniere gentili, della tua devozione e della tua gioventù, noi oltrepassiamo ancora quel luogo, e ti salutiamo. Il nostro respiro si fa più rapido, i nostri occhi si appannano, stringiamo il volante con più forza e si passa - noi che ora siamo uomini migliori, e più forti».

Terminata la guerra, Peirce fu incaricato di dipingere un'opera celebrativa, Aux Morts, custodita a Blérancourt. Di sapore neoclassico e caratterizzata da una notevole compostezza formale, l'opera raffigura un monumento, memoriale degli ambulanzieri che nel corso della guerra hanno perso la vita. Sullo sfondo, i cipressi - simbolo della morte e del cordoglio; davanti al monumento un efebo con una tunica rossa che stringe un mazzo di fiori e sopra il monumento la Nike di Samotracia, forse a simboleggiare la vittoria della fama sulla morte.

Di carattere meno formale, ma forse ancor più interessanti sono i ritratti o i numerosi disegni - schizzi realizzati a matita o con inchiostro di china, a fissare luoghi e persone.

Rispetto ad altri esponenti della Lost Generation, Waldo Peirce fu sicuramente una persona più felice e meno tormentata. Doveva anche essere dotato di spirito, come suggerisce la seguente testimonianza di William Yorke Stevenson:

«Ho incontrato Waldo Peirce nel castello, insieme a Foster che sta andando in Serbia con la Fondazione Rockefeller. Peirce se l'è cavata per miracolo a Nouvelle Fleury. Una scheggia di shrapnel lo ha preso in pieno petto, ma è stata deviata dal suo pesante portafoglio di pelle, pieno di documenti e denaro. Dice che in futuro il suo portafoglio non sarà mai senza denaro - non importa di chi sia. Ha tagliato la barba e ha perso circa dieci chili. Quasi non lo riconoscevo. Cartier mi dice che quando la moglie di Waldo ha scritto chiedendogli quando tornava, non ha risposto; poi quando ha inviato cablogramma, ha telegrafato questa risposta: "Après la guerre"».

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Altri esponenti

Anche altri volontari dell'AFS possono essere annoverati fra gli esponenti della Lost Generation.

Il romanziere e giornalista Louis Bromfield (1896-1956) ambienta il suo romanzo, The Green Bay Tree (1924), che ai tempi ebbe una certa notorietà, proprio al "21" di Rue de Raynouard, dove aveva prestato servizio come volontario. Benché la sua esperienza umana e letteraria non sembra sia stata particolarmente segnata dalla sua militanza nell'AFS, egli rimase legato all'associazione. Per lungo tempo, i ragazzi ospiti dei programmi dell'AFS negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, conservarono il ricordo di quel famoso scrittore che aveva trascorso con loro intere notti a raccontare e a scherzare.

Lo scrittore e sceneggiatore Sidney Coe Howard (1891-1939), assegnato alla S.S.U. 9-10, che decise di seguire in Francia il suo professore, Abram Piatt Andrew.

Per l'ambulanziere Charles Bernard Nordhoff (1887-1947), assegnato al distaccamento sui Vosgi, l'esperienza presso l'American Field Service coincise con il suo debutto come scrittore di resoconti di guerra per il prestigioso The Atlantic Monthly. Il suo spirito avventuroso lo spinse ad arruolarsi anche nella Escadrille Lafayette: e le pagine del suo romanzo più famoso, Gli ammutinati del Bounty, sarebbero state ben diverse senza quelle esperienze.

Al pari del più noto Harry Crosby, anche William Buehler Seabrook (1884 -1945), volontario nella sezione VIII, fu tremendamente segnato dall'esperienza della guerra: durante un attacco tedesco a Verdun, rimase esposto per numerose ore ai gas, soffrendo per il resto della vita di problemi respiratori. Affascinato dall'occultismo e desideroso di superare i limiti che all'epoca erano propri di un uomo occidentale, Seabrook conobbe esperienze estreme, come il cannibalismo in una tribù africana e l'abuso di sostanze stupefacenti. Morì per overdose, forse suicida. Si conserva il suo diario della sezione VIII, che rivela un uomo sensibile e uno scrittore dotato di un efficace stile giornalistico.

Opposto è il destino dell'ambulanziere Amos Niven Wilder (1895-1993), croce di guerra per i meriti acquisiti sul campo (S.S.U. 2-3). Durante la sua vita lunga e serena seppe mettere a frutto l'esperienza maturata come volontario dell'AFS prima e come soldato americano poi decidendo di dedicare la propria vita agli altri, prendendo gli ordini di sacerdote della chiesa congregazionalista nel 1926. In una sua opera poetica, intitolata Battle Retrospect, racconta le sue esperienze di guerra.

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