L'America ospita (1946-1964)
L'America ospita (1946-1964)

Nel Secondo dopoguerra l'AFS riprende il programma interrotto di scambi studenteschi, con l'intenzione di promuovere una profonda conoscenza fra i popoli ed evitare nuove guerre.

L'America ospita (1946-1964) Terminata la Seconda Guerra Mondiale, l'American Field Service si riorganizza intorno alla figura del suo leader e indiscusso capo carismatico: Stephen Galatti. Il discorso da lui tenuto il 27 settembre 1946 davanti a una platea composta da volontari dell'AFS e da esponenti dell'esercito francese e inglese rappresenta un'ideale punto di svolta, nel segno della coerenza e della continuità:

«Durante due guerre, questi uomini hanno trasportato oltre un milione e mezzo di vostri soldati. Lo hanno fatto da volontari, in piena coscienza e secondo la loro volontà. Alcuni sono stati uccisi, altri feriti e altri ancora presi prigionieri. Ciò che questi uomini desiderano che io vi dica questa sera non è il racconto del loro servizio, ma il fatto che, proprio attraverso quel servizio, hanno sperimentato l'opportunità di unirsi a voi, conoscervi e rendersi conto che i vostri connazionali erano loro amici: non importa se fossero Australiani, Indiani, Sudafricani, Scozzesi o Neozelandesi e neppure se fossero soldati semplici, sottufficiali o generali. Tutti erano la stessa gente, fratelli sotto la pelle, proprio come questi volontari dell'AFS che rappresentano tutti gli angoli degli Stati Uniti.

Così l'AFS, unica fra tutte le associazioni americane ad avere avuto questa preziosa opportunità, non deve considerare queste amicizie come se fossero il passato. Forti di questa eredità che è nostra, guardiamo avanti e troveremo ogni mezzo possibile per favorire la comprensione che noi sappiamo esistere fra uomini liberi di tutte le nazioni. Questo è il motivo per cui ci siamo riuniti qui questa sera. Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto ai nostri illustri ospiti di onorarci con la loro presenza. Noi ci auguriamo che loro, tornati a casa, riferiscano ai loro connazionali che gli uomini dell'AFS, riuniti qui stasera, mandano questo messaggio: Eravamo al vostro fianco durante la guerra perché abbiamo creduto in voi; rimarremo al vostro fianco durante la pace perché sappiamo che essa può durare solo se tutti noi potremo conoscerci l'un l'altro come noi vi abbiamo conosciuto».

L'America ospita (1946-1964) Guardare avanti: Stephen Galatti riprende quasi le stesse parole che il Fondatore, Abram Piatt Andrew, aveva pronunciato in un altro dopoguerra, nell'aprile del 1919, annunciando la nascita del programma di borse di studio. Così, fra il 1946 e il 1948, l'AFS, ribattezzato AFSIS (American Field Service International Scholarship), per sottolineare le sue nuove funzioni, riprende il programma di ospitalità e scambi fra studenti universitari che la Seconda Guerra Mondiale aveva bruscamente interrotto. Fra il 1946 e l'inizio del 1948 arrivano negli Stati Uniti 125 borsisti, provenienti da Estonia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Siria, Cecoslovacchia e Ungheria.

Rispetto alle French Fellowship che l'AFS aveva sponsorizzato in precedenza gli obiettivi erano ancora più ambiziosi. In uno scenario dominato dal piano Marshall e dall'affacciarsi della Guerra Fredda, che vedeva gli Stati Uniti assumere il ruolo di superpotenza desiderosa di assimilare i popoli dei paesi alleati ai propri valori e alla propria visione del mondo, l'iniziativa dell'AFS sembra procedere in tutta libertà: promuovendo il pluralismo anziché l'omologazione e l'apertura al mondo anziché l'isolazionismo.

L'obiettivo dell'AFS era che questi giovani fossero «ambasciatori» dei loro paesi per tutto il tempo nel quale si trovavano negli Stati Uniti, capaci di informare gli Americani sui loro compatrioti, le loro abitudini e le loro idee. Allo stesso tempo, si riteneva che questi giovani potessero apprendere altrettanto sull'America e che potessero farsi portavoce di questa conoscenza presso i loro amici e familiari.

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Largo ai giovani !

Per favorire la nascita di relazioni amichevoli fra studenti di paesi diversi l'AFS decide di abbassare l'età dei partecipanti, coinvolgendo per la prima volta i liceali, che sarebbero stati ospitati in famiglie americane.

Sull'esempio delle French Fellowship l'AFS in un primo tempo si limitò a riproporre borse di studio per universitari. Ma era così scontato che questa fosse la direzione giusta? In un appunto scritto il 2 ottobre del 1947 per una riunione del Comitato Esecutivo dell'AFS, Stephen Galatti manifestava seri dubbi:

L'America ospita (1946-1964) «Io credo che prima di qualunque altra cosa noi dobbiamo riflettere sullo scopo di queste borse e se queste corrispondano effettivamente ai nostri obiettivi. Per prima cosa, siamo davvero sicuri che delle borse universitarie rappresentino il miglior modo di promuovere relazioni amichevoli fra i nostri paesi? In secondo luogo, non è che i fondi di cui disponiamo sarebbero spesi meglio a un livello di studi meno elevato? Queste due domande mi tornano spesso in mente da quando l'AFS ha ampliato l'offerta delle borse internazionali e perché io credo che uno studente universitario sia più preso dal suo lavoro e di conseguenza meno disponibile per contatti sociali con i suoi colleghi e gli altri. Si interessa prima di tutto alla sua futura carriera: cosa che non va del tutto nella direzione nella quale noi vogliamo andare».

Se pensiamo agli studenti universitari di oggi, queste parole sembrano difficili da comprendere: anzi, considerato il successo del programma Erasmus, il ragionamento di Galatti potrebbe essere facilmente smentito. Ma gli universitari europei e americani del 1946 avevano poco a che spartire con quelli attuali: in primo luogo, considerati i disastri della guerra, i giovani laureati erano pochi e le loro competenze preziosissime per la ricostruzione; in secondo luogo, il sistema educativo americano considerava l'universitario un giovane professionista, impegnato ad apprendere un mestiere, che viveva in autonomia e abitava da solo.

L'America ospita (1946-1964) L'accoglienza di studenti liceali non era mai stata tentata prima dall'American Field Service e neppure era stata prevista: esisteva però un modello che poteva essere seguito. Arthur Howe, ex ambulanziere, futuro presidente dell'AFS (1965-1972), allora membro del Consiglio di Amministrazione, aveva profittato da ragazzo di un programma di scambi dell'English Speaking Union, fra studenti di college inglesi (Eton, Harrow e Rugby) e rinomate prep schools americane. Si trattava di un soggiorno di studio all'estero che prevedeva vitto, alloggio e spese scolastiche a carico dell'associazione, tramite la famiglia ospitante, mentre i costi del viaggio, l'acquisto di un'uniforme e le spese personali erano a carico del ragazzo.

Durante l'estate del 1949, il liceo di Elkhart nell'Indiana venne a conoscenza del programma di borse di studio aperte ai giovani liceali: trovando l'iniziativa interessante, la comunità di Elkhart trovò i fondi e si offrì di ospitare due liceali. Il successo dell'iniziativa segnò l'inizio di una nuova era per l'American Field Service: a partire dall'anno successivo i destinatari delle borse di AFS sarebbero stati principalmente i liceali. Due anni dopo, nel 1951, le borse di studio universitarie furono definitivamente sospese. (immagine 4)

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Liceali tedeschi in America… e liceali americani in Germania

Il programma di ospitalità e di scambi studenteschi fra Stati Uniti e Germania costituisce la prima grande prova per il nuovo AFS e segna l'inizio di un'epoca nuova, che tenta di lasciare alle spalle gli orrori di due guerre mondiali

Il 1950 fu un anno chiave nello sviluppo della nuova missione dell'American Field Service. Nonostante i riconoscimenti ottenuti per il servizio svolto nelle due guerre, l'entusiasmo suscitato dal programma di scambi studenteschi e il bellissimo esempio offerto dalla comunità di Elkhart, i fondi a disposizione dell'AFS erano insufficienti.

Una decisiva svolta venne impressa dal Ministero degli Affari Esteri americano: che ben impressionato dal lavoro svolto dall'AFS decise di avviare un programma per i giovani tedeschi. Il problema era noto e destava preoccupazione: un'intera generazione di tedeschi, uscita dalla guerra e da anni di condizionamento imposto dal regime nazista, dava adito a seri dubbi sul suo comportamento futuro. L'obiettivo era concorrere a formare una nuova classe dirigente tedesca, capace di tagliare definitivamente i ponti con il passato e dare un contributo costruttivo alla nuova Germania.

L'America ospita (1946-1964) Ricevuto un contributo importante, l'AFS organizzò l'ospitalità di 111 liceali tedeschi nell'a.s. 1950-1951. Per tutti questi ragazzi, il soggiorno in America fu indimenticabile e segnò profondamente la loro vita. Questa la testimonianza di Isolde Schock, che, tornata in Germania, scrisse alla famiglia affidataria:

«Anche se non ho scritto prima, non mi sono dimenticata dell'AFS, dell'America, e di tutte le esperienze vissute nel mio anno. Questo non accadrà mai, in tutta la mia vita, qualsiasi cosa possa accadere. Io non custodisco la mia esperienza per me sola, come dite voi. Sto raccontando del vostro paese e della vostra gente a dozzine di persone. Tutti sono molto interessati e mi fanno un sacco di domande. Abbiamo organizzato diverse feste, in modo che io ho potuto parlare a tante persone in una sola volta e mostrare loro tutte le mie foto. Ho anche scritto un lungo resoconto per il giornale locale, che viene stampato a puntate. Inoltre, sono stata invitata da due scuole per tenere discorsi. All'inizio, quando sono tornata in Germania, ho pensato che non avrei mai potuto vivere di nuovo qui, in queste strade strette, in mezzo alle rovine: tutto mi sembrava così piccolo e vecchio stile. Anche le persone non mi sembravano così gentili e cordiali. Quando mi sono lamentata, mi è stato chiesto se io non sapevo cosa fosse successo durante tutti gli anni di guerra, e che non c'era da stupirsi se le persone fossero fragili e nervose. Non avevo mai notato che si possono vedere queste cose sui volti delle persone fino a che non ho potuto notare la differenza! Il mio primo pensiero è stato: tornare nel vostro paese il più presto possibile. Non è che ora io abbia cambiato opinione, ma userò ogni mezzo a mia disposizione per tornare più tardi: perché prima ho un compito, qui. Devo utilizzare quello che ho imparato per la gente di qui. Probabilmente non potrò fare grandi cose, ma è mio dovere contribuire a una migliore comprensione fra i nostri due paesi».

Pochi anni dopo, grazie all'esempio della Francia che per prima aprì le sue porte nel 1950, è la volta dei liceali americani a recarsi nei paesi europei: nel 1952, in particolare, ben 54 teenager americani furono ospitati per l'estate in Germania, presso famiglie tedesche.

La fine dei pregiudizi segnava l'inizio di un'epoca nuova.

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Un anno indimenticabile

Il momento culminante dell'esperienza trascorsa in America dai giovani borsisti era il bus trip, lo straordinario viaggio in pullman attraverso tutti gli Stati Uniti, che permetteva loro di ammirare le bellezze turistiche, conoscere la realtà produttiva e venire in contatto con le persone.

Nel corso degli anni Cinquanta, il soggiorno di uno studente europeo negli Stati Uniti era una esperienza molto personale, segnata prima di tutto dall'incontro fra il ragazzo e la sua nuova famiglia, scandita però da alcuni momenti fissi, che contribuivano a renderla indimenticabile.

L'America ospita (1946-1964) All'inizio c'era il viaggio in transatlantico: a bordo i giovani borsisti di diversi paesi avevano modo di conoscersi tra loro e nei lunghi giorni di navigazione ricevevano un primo orientamento generale, utile a far conoscere loro il paese dove avrebbero trascorso un anno. Fino al 1963 il viaggio, sia all'andata sia al ritorno, avveniva per nave. I nomi esotici di quelle navi si stampavano nella memoria e diventavano quasi la forma di un ricordo: Arosa Kulm, Seven Seas, Johan von Oldenbarnevelt… A partire dal 1963 il ritorno avvenne in aereo; e nel 1967 ci fu l'ultima traversata via mare.

Poi lo sbarco a New York con l'arrivo nella comunità di accoglienza e infine il viaggio verso la famiglia e la scuola di destinazione, dove il ragazzo incontrava un altro borsista, proveniente da un paese diverso.

Il momento più emozionante e più atteso era il Bus Trip: un'altra delle idee geniali di Galatti, il cui scopo era far conoscere l'America ai borsisti e far conoscere i giovani europei e la stessa AFS agli Americani. Alla fine dell'anno scolastico tutti i borsisti dell'AFS di tutte le nazionalità erano riuniti per un viaggio, che durava una ventina di giorni, coprendo una distanza di oltre 6.000 chilometri, attraverso tutti gli Stati Uniti. L'America ospita (1946-1964)

Per molti anni, Bernard Foley è stato autista di uno dei bus che portavano in giro i ragazzi. Nei suoi ricordi, si ritrova la freschezza di quei momenti:

«Pensavo di conoscere tutto sull'America: ma questo viaggio mi ha fatto sentire come se fossi drogato: mi sembrava di esplorare un paese che non avevo mai visto. Ora vedo l'America in modo nuovo. Alcuni dei commenti e delle domande dei ragazzi mi hanno profondamente imbarazzato; ma molte di più sono state le osservazioni che mi hanno profondamente inorgoglito per il mio paese.

Abbiamo toccato 22 stati. Hanno guidato trattori, hanno visto fabbricare l'acciaio, ascoltato discorsi al Rotary, hanno visto danzare gli Indiani, hanno visitato la Casa Bianca. Nulla è stato tralasciato. Io lo posso dire, perché ho rotto un ammortizzatore portandoli attraverso una stradaccia nella periferia di Richmond…

All'inizio del viaggio, il Generale Eisenhower della Columbia University ha esortato i ragazzi, mentre viaggiavano "a far entrare le piccole cose nel quadro complessivo"… Allo stabilimento di assemblaggio della Ford a River Rouge i ragazzi si sono meravigliati di come parti colorate in modo diverso convergessero nella medesima catena di montaggio per produrre macchine di diverso colore. Automobili rosse, blu, verdi, gialle e nere venivano incredibilmente fuori dalla stessa catena di montaggio. I ragazzi erano a bocca aperta. Alla fine una ragazza disse: "Che succede se fanno uno sbaglio e una macchina verde esce con un parafango giallo?". Eric Hoek, un ragazzo olandese molto serio, ha risposto: "Forse è in questo modo che hanno avuto l'idea di cominciare a produrre macchine bicolori".

Una sera a cena, a Des Moines, un uomo ha chiesto a Françoise, una ragazza francese molto graziosa, cosa ne pensasse del Piano Marshall. Lei ha risposto: "Non ho intenzione di offendere, ma può discutere correttamente del Piano Marshall solo una persona che non abbia mangiato nei due giorni precedenti".

L'America ospita (1946-1964) Ciò che ha colpito gli Europei quasi quanto la generosità è stata l'informalità easy-going e la mancanza di ‘arie' delle nostre autorità. I poliziotti si fermavano sempre a parlare coi ragazzi. Il Sindaco di New Carlisle, Indiana, ha fatto una passeggiata a cavallo con loro e ha donato una grande chiave di legno della città. In Europa, mi hanno subito detto i ragazzi, il Sindaco è un uomo dignitoso e tu non puoi fare amicizia con lui...

Questi ragazzi europei mi hanno fatto sentire con una intensità che mai avevo provato quanto sia giovane il nostro paese. Eravamo in piedi nella Patrick Henry Church di Richmond. Una guida di colore stava parlando con reverenza di una delle nostre più antiche strutture. Potevo vedere i ragazzi che, sia pur educatamente, si stavano annoiando. Dopo un po', Arnost Kotyk, il ragazzo ceco, mi ha chiesto con serietà: "Perché fate tanto chiasso per una chiesa che ha solo 175 anni? In Europa una chiesa non è considerata neppure finita di costruire se non ha almeno 500 anni".

Alla nostra festa di addio in un appartamento di New York c'erano tanti occhi lucidi quando ragazzi di 7 diverse nazioni hanno avuto il loro ultimo incontro. Come ogni autista di autobus, io sono di solito piuttosto indifferente a queste cose: però, devo dire, questa volta ne sono stato veramente turbato».

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