Nel Secondo dopoguerra l'AFS riprende il programma interrotto di scambi studenteschi, con l'intenzione di promuovere una profonda conoscenza fra i popoli ed evitare nuove guerre.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, l'American Field Service si riorganizza intorno alla figura del suo leader e indiscusso capo carismatico: Stephen Galatti. Il discorso da lui tenuto il 27 settembre 1946 davanti a una platea composta da volontari dell'AFS e da esponenti dell'esercito francese e inglese rappresenta un'ideale punto di svolta, nel segno della coerenza e della continuità:
«Durante due guerre, questi uomini hanno trasportato oltre un milione e mezzo di vostri soldati. Lo hanno fatto da volontari, in piena coscienza e secondo la loro volontà. Alcuni sono stati uccisi, altri feriti e altri ancora presi prigionieri. Ciò che questi uomini desiderano che io vi dica questa sera non è il racconto del loro servizio, ma il fatto che, proprio attraverso quel servizio, hanno sperimentato l'opportunità di unirsi a voi, conoscervi e rendersi conto che i vostri connazionali erano loro amici: non importa se fossero Australiani, Indiani, Sudafricani, Scozzesi o Neozelandesi e neppure se fossero soldati semplici, sottufficiali o generali. Tutti erano la stessa gente, fratelli sotto la pelle, proprio come questi volontari dell'AFS che rappresentano tutti gli angoli degli Stati Uniti.
Così l'AFS, unica fra tutte le associazioni americane ad avere avuto questa preziosa opportunità, non deve considerare queste amicizie come se fossero il passato. Forti di questa eredità che è nostra, guardiamo avanti e troveremo ogni mezzo possibile per favorire la comprensione che noi sappiamo esistere fra uomini liberi di tutte le nazioni. Questo è il motivo per cui ci siamo riuniti qui questa sera. Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto ai nostri illustri ospiti di onorarci con la loro presenza. Noi ci auguriamo che loro, tornati a casa, riferiscano ai loro connazionali che gli uomini dell'AFS, riuniti qui stasera, mandano questo messaggio: Eravamo al vostro fianco durante la guerra perché abbiamo creduto in voi; rimarremo al vostro fianco durante la pace perché sappiamo che essa può durare solo se tutti noi potremo conoscerci l'un l'altro come noi vi abbiamo conosciuto».
Guardare avanti: Stephen Galatti riprende quasi le stesse parole che il Fondatore, Abram Piatt Andrew, aveva pronunciato in un altro dopoguerra, nell'aprile del 1919, annunciando la nascita del programma di borse di studio. Così, fra il 1946 e il 1948, l'AFS, ribattezzato AFSIS (American Field Service International Scholarship), per sottolineare le sue nuove funzioni, riprende il programma di ospitalità e scambi fra studenti universitari che la Seconda Guerra Mondiale aveva bruscamente interrotto. Fra il 1946 e l'inizio del 1948 arrivano negli Stati Uniti 125 borsisti, provenienti da Estonia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Siria, Cecoslovacchia e Ungheria.
Rispetto alle French Fellowship che l'AFS aveva sponsorizzato in precedenza gli obiettivi erano ancora più ambiziosi. In uno scenario dominato dal piano Marshall e dall'affacciarsi della Guerra Fredda, che vedeva gli Stati Uniti assumere il ruolo di superpotenza desiderosa di assimilare i popoli dei paesi alleati ai propri valori e alla propria visione del mondo, l'iniziativa dell'AFS sembra procedere in tutta libertà: promuovendo il pluralismo anziché l'omologazione e l'apertura al mondo anziché l'isolazionismo.
L'obiettivo dell'AFS era che questi giovani fossero «ambasciatori» dei loro paesi per tutto il tempo nel quale si trovavano negli Stati Uniti, capaci di informare gli Americani sui loro compatrioti, le loro abitudini e le loro idee. Allo stesso tempo, si riteneva che questi giovani potessero apprendere altrettanto sull'America e che potessero farsi portavoce di questa conoscenza presso i loro amici e familiari.